Siamo partiti titubanti, con un po’ di pregiudizio ad esser sinceri, domenica 1 Novembre, alla volta del MAXXI.
Lo avevamo visto solo da fuori, l’edificio gigante ed imponente dell’architetto anglo-irachena Zaha Hadid. Il primo impatto, come spesso accade era stato fuorviante.
“Tanto cemento per nulla”, avevo detto. Mi sembrava impossibile “umanizzare” quelle dimensioni spropositate, quella grandezza grigia e così tanto diversa dal pittoresco al quale Roma ci abitua da secoli. Non riuscivo in sostanza a capirne il valore sociale, ma fortunatamente il pregiudizio non mi ha impedito di tornarci una seconda volta. Il secondo nuovo impatto non è stato del tutto positivo. Ancora una volta mi sembrava un qualcosa di sporpositato e difficilmente “vivibile”.
Ma già l’entrata, con il giardino invaso da bambini in monopattino e biciclette ha cambiato la mia prospettiva. Un’aria festante da domenica pomeriggio riempiva d’impeto gli spazi, che iniziavano a sembrare molto più colorati e “sociali”
L’ingresso, ha definitivamente abbattuto il fardello di pericolosa supponenza che mi portavo dietro.
“Bello”. Ho iniziato a riperterlo come fosse un mantra, mentre dimenticavo di essere in un preciso luogo dentro un certo spazio, nella Città Eterna, al centro della penisola italiana. La grandezza sublime dei materiali, si spazi ariosi e perfettamente studiati, gli allestimenti puntuali e critici, hanno il pregio di catapultarti in una dimesione MAXXI, ingrandita e prospettica.
“Uno spazio che si muove può significare un paese che si muove”.
Ciliegina sulla torta, oltre alle gallerie dedicate all’esposizione temporanea di FOOD (che fortuna era l’ultimo giorno!), lo spazio dedicato al visionario Archittetto Maurizio Sacripanti (anch’essa terminata) e al suo progetto (non selezionato) per l’Expo Osaka ’70. Un progetto affascinante e “futuristico”, dove il movimento è imprevedibile e l’opera colossale diventa dinamica e mobile, dove l’archittetura vuole arrivare a manipolare anche il tempo. Una serie di disegni, modellini e interviste ne descrivono l’idea in divenire, mai realizzata e forse, proprio per questo, ancora più affascinte.
Si sa, quando la mente è rapita, il tempo vola. E lo spazio museale del MAXXI, di domenica, chiude alle 19.00.
Giusto il tempo di correre affannati verso il padiglione della mostra permanente, in cui le opere pittoriche e scultoree si alternano ai plastici e progetti architettonici più rilevanti. Vale sempre la pena vedere dall’alto in una prospettiva completa, il capolavoro di Renzo Piano, l’Auditorium.
Un ultimo sguardo dalla balconata che dà sull’ingresso per apprezzare ancora una volta la giustezza degli spazi, lo studio dei materiali, l’istallazione Barka dell’Artista Sislej Xhafa, che ha costruito una barca di scarpe, simboleggiando l’inquietudine e la tragicità dell’immigrazione e dei conflitti.
L’impatto dell’uscita rapida è stato notevole e l’immediatezza della vita cittadina è tornata frastornandomi un po’. Per non perdere del tutto il bello assimilato mi sono girata un’ultima volta. Nella penombra della sera il MAXXI ha un fascino tutto particolare.
Al di là delle scoperte straordinarie fatte all’interno dello spazio museale e delle tante mostre temporanee che si possono incontrare, il valore reale, che mi porta oggi a consigliarlo come luogo da visitare in un tour romano, è la vitalità di un posto tanto monumentale. Vedere la forma ingigantita all’ennesima potenza, accogliere la “socialità” familiare, il gioco di bambini e farsi incredibilmente più piccola nell’atto di integrare l’uomo, è una straordianaria conferma di quanto la forma d’arte archittetonica resti tale fin quando sia pensata per ciò che viene effettivamente fatta: L’Uomo.
Informazioni pratiche – Come arrivare al MAXXI da Villa Pirandello
Prendere la Metropolitana da Piazza Bologna (linea Blu) e scendere a Termini per prendere la linea A della ametropolitana ( linea rossa) in direzione Battistini e scendere alla fermata Flaminio. Da qui prendere l’autobus 2 (Mancini) e scendere alla fermata Apollodoro. Una breve passeggiata vi porterà al MAXXI