La Révolution dei Segretari di Ricevimento

Non chiamateci più “segretari di ricevimento”: viviamo momenti bellissimi di accoglienza, condividiamo più emozioni che pratiche burocratiche. Noi receptionist siamo, prima di tutto, ambasciatori della nostra città”

La riflessione è   questa:

perché da lavoratrice nel settore turistico non amo essere chiamata “segretaria di ricevimento”? E perché credo fortemente che sia un termine obsoleto e riduttivo?

Le ragioni sono molte e forse anche confuse, per cui cercherò di fare chiarezza e dare qualche risposta.

Facendo un rapido giro sul web la definizione che viene data è più o meno questa: il segretario di ricevimento è colui che si occupa di tutte le operazioni relative al ricevimento e alla registrazione del cliente (check in), all’assistenza per tutta la durata del soggiorno (live in), partenza e pagamento del conto (check out). Niente da eccepire naturalmente. Tutto fila e quanto scritto corrisponde a ciò che “mediamente” un segretario di ricevimento fa. Ma parliamo di una media appunto. Stiamo ad una livello standard e se veramente dovessimo fermarci solo a questo, lo standard sarebbe da definire  mediocre.

Chi fa questo lavoro con la passione che vedo quotidianamente impiegata dai miei colleghi, non può sicuramente ritrovarsi in questa definizione quantomeno riduttiva. Ma per arrivare a centrare il punto mi trovo a fare un’altra piccola zoomata e ingrandire l’inquadratura:

Cosa è un hotel, cosa rappresenta una struttura ricettiva?

Anche qui la definizione sta stretta: Per aziende ricettive si intendono tutte quelle strutture in grado di offrire la possibilità di pernottamento ai turisti, durante il loro soggiorno in un determinato luogo.

Una premessa è dovuta: la mia esperienza in questo mondo vanta solo 3 anni, ma ben ricordo che sin dagli albori di questa avventura, sin dal primo ospite (Ospite vi prego, non cliente!), ho avuto la sensazione che ciò che stavo dando loro non era solamente un comodo letto in cui dormire in una bella stanza d’hotel con tutti i comfort possibili. Mi sembrava di intuire che dietro quel “You are welcome” ci fosse molto di più. Quei viaggiatori, stanchi dal viaggio, emozionati e smarriti, muovevano nella maggior parte dei casi i primi passi nell’ immensità di una città come Roma; avrebbero da li a poco conosciuto un’ altra cultura, sentito altri profumi e ascoltato una lingua bella ma sconosciuta. Si sarebbero ritrovati immersi nel nuovo, avrebbero visto il mondo con altri occhi, con il punto di vista di persone con esperienze e storie diverse. E mi riusciva (e mi riesce) spontaneo immaginare che non vogliano solo delle indicazioni sui mezzi di trasporto, non desiderino solo una buona colazione, ma vogliano altro da me, da noi: desiderano vivere un’ esperienza nuova, arricchirsi di parole nuove, conoscere veramente quel pezzetto di mondo in cui stanno viaggiando. Vogliono essere ospitati in una nuova cultura e io, noi non potremmo mai solo preoccuparci di dare una chiave e far pagare un conto (seppur con la massima professionalità e gentilezza), ma dovremmo in qualche modo sentirci ed essere per loro degli Ambasciatori culturali.

Non si tratta di essere presuntuosi e volersi elevare ad un ruolo improprio. Riflettiamo un attimo. Noi, dietro quella scrivania, siamo tra le prime “cose” diverse che il viaggiatore incontra sulla propria strada, siamo gli “stranieri” dalla loro cultura, siamo la rappresentazione in miniatura di ciò che possono trovare fuori, siamo portatori viventi di una cultura da scoprire e raccontare.

Per questo credo che chiamarci semplicemente “segretari di ricevimento” svilisca una figura professionale che prima di tutto è figura umana di straordinario valore. Più che chiedere la conoscenza di software gestionali e ancor prima di scoprire le millemila lingue conosciute, la domanda che farei a chi a chi vuole entrare in questo mondo è: Ami viaggiare? Cosa pensi dei viaggiatori? Cosa è per te il tuo territorio e come lo racconteresti a chi non lo conosce? Quanta voglia hai di conoscere culture, visioni del mondo, punti di vista differenti dai tuoi?

Essere impegnati ( non impiegati ) nel mondo dell’ospitalità implica una responsabilità sociale di livello straordinario. Siamo, o meglio possiamo essere, un importante ed imprescindibile filtro per la condivisione di valori ed esperienze. Possiamo, dobbiamo e dovremmo essere un tassello in più per la relazione sociale, per un mondo in grado di conoscersi, iniziare a capirsi e rispettarsi. Siamo tante, piccole e sparpagliate fonti di tolleranza.

Non chiamateci più segretari di ricevimento.

Immagine in evidenza: https://it.pinterest.com/pin/532550724659130094/

4 Responces in La Révolution dei Segretari di Ricevimento
tony says:

Totalmente in disaccordo con ciò il segretario di ricevimento è una qualifica molto più complessa di come la descrivi , un po la stessa differenza fra chef de rang e cameriere

20/05/2015 at 7:34 AM
 
Jlenia Bennati says:

Buongiorno Tony.Esattamente, il segretario di ricevimento è una figura estremamente complessa e carica di responsabilità che vanno oltre l’aspetto tecnico e burocratico. L’intento del post non era descrivere esattamente le mansioni del segretario di ricevimeto: La mia è una riflessionè su questo particolare settore per metterne in risalto l’importanza potenziale e ragionare su un’evoluzione della figura e del concetto di ospitalità in generale. Grazie per il tuo punto di vista!

20/05/2015 at 7:51 AM
Remo says:

io, invece, sono totalmente d’accordo 🙂 bellissimo articolo, davvero!

20/05/2015 at 11:23 AM
 
Jlenia Bennati says:

Ciao Remo! Grazie 🙂 Anche te sei del mestiere?

21/05/2015 at 1:13 PM