27 Aprile 2019 Una veranda in una villa Un lilium bianco profumato Una crostata alla marmellata Una musica jazz arriva dall’interno Una coppia si incontra nell’atrio e una giovane donna si siede per leggere le novelle di uno scrittore il cui nome le ricorda la sua Terra natia. Sullo sfondo una città dove tutto sembra sospeso tra passato e presente e che per questo, forse, porta il nome di Città Eterna
23 Aprile 2019 Magica Roma e magica l’atmosfera della Villa Pirandello! Un peccato aver soggiornato qui una sola notte… Sperando di “ritrovarsi” sempre… Alessandro & Benedetta
20 Aprile 2019 Le memorie del passato ci lasciano esempi di grandi idee, gesta e scelte. Ci lasciano anche il dolore di scontri e lotte e sopraffazioni di popoli. Roma accoglie i visitatori di tutto il mondo ed aiuta ognuno a cercare nuove strade di pace, indicando il passato ed ispirando al futuro. Giuseppe
27 Gennaio 2019 Hotel accogliente e molto elegante… un Hotel che ti rapisce per la sua atmosfera Personale molto gentile Un abbraccio da Giovanni e Annalisa (il nostro primo weekend fuori casa da marito e moglie!)
01 Dicembre 2018 È la mia seconda volta a Roma, per lavoro giro per tutta l’Italia ogni settimana persone diverse e luoghi diversi, una vita in valigia e mai troppo tempo per affezionarsi realmente a qualcosa. Roma però merita tempo; girarla di notte è stata una esperienza splendida da fare e rifare ancora. Un luogo dove in definitiva mi piacerebbe fermarmi. Francesco.
Il mio aereo decollava alle 9.30 ma io, che non stavo più nella pelle, alle 7.00 mi precipitai in aeroporto. Sapevo d’essere in anticipo, ben due ore d’anticipo, ma ero al settimo cielo: andavo a Bruxelles. Alcuni miei amici mi avevano raccontato le bellezze della capitale belga ma si sa, i racconti non regalano le stesse emozioni. Desideravo andare a Bruxelles da tempo, mi ero scrupolosamente documentata sulla città, avevo studiato un itinerario preciso e avevo deciso di passeggiare sempre a piedi senza l’ausilio dei mezzi per cogliere anche i più piccoli dettagli che il posto offriva. Adesso ero in coda al gate, una lunga coda davanti a me, ma ero comunque prossima alla partenza e sempre più vicina alla mia meta. Dopo due ore di volo atterriamo a Bruxelles: piove e fa freddo ed io naturalmente sono senza ombrello! Una corsa sino al taxi che mi porterà alla fermata della metro. Malgrado la pioggia insistente, dopo aver lasciato in albergo i bagagli, ho cominciato la mia gita nel cuore della città. La pioggia rendeva l’atmosfera ancor più intrisa di mistero, respiravo la novità e curiosa procedevo per le strade sconosciute: era tutto sorprendentemente bello e curato. Mi ero fermata […]
Verso sera il vento cala ed entriamo in un vuoto dorato. E’ questa la Siberia originaria, penso: la Siberia sfuggente, infinita, che perdurava com un inconscio geografico negli occhi dei primi viaggiatori. Il suo vuoto apparente era una lavagna pulita su cui scrivere. Per secoli sollevò dicerie e leggende, evocò ideali, suscitò paure. Persino il suo nome siber – una fusione mistica tra il mongolo siber, “bello, puro” e il tartaro sibir “terra addormentata” – suggeriva l’immagine di un altrove vergine e in attesa. Hegel la collocò addirittura fuori dai confini della storia: troppo fredda e ostile per ospitare una vita significativa. (“In Siberia” di Colin Thubron) “Siberiaaaaaaaaaaaa!” grido a bassa voce scendendo dal treno e soffocando l’entusiamo di un bambino. Come un marinaio che vede terra dopo giorni di navigazione approdiamo a Irkutsk, una città commerciale e industriale che un tempo chiamavano “la Parigi della Siberia”. Il paragone mi sembra subito azzardato ma sono le otto di sera e l’oscurità che sovrasta la città non aiuta ad orientarmi. Grandi palazzi, luci di negozi e centri commerciali prendono il posto delle infinite distese e spazi enormi che sognavo durante il lungo viaggio in treno. L’indomani mattina si parte verso l’isola di […]
Se non ti piace dove sei, cambia, non sei un albero; le radici sono importanti ma noi umani abbiamo le gambe che son fatte per andare altrove. Per il mio venticinquesimo compleanno feci le valigie e partii per Francoforte e, poiché ” le città sono come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità ai viaggiatori” (Roman Payne), correvo il rischio di scoprire un amore o un’antipatia . Ma io mi innamorai di Francoforte: in quella città, dall’atmosfera magica, ritrovai me stessa poiché quella realtà, sebbene nuova, mi sembrava così familiare. Essere lontana chilometri da casa ma sentirmi comunque a casa era una sensazione insolita, curiosa tuttavia rassicurante e piacevole. Di proposito non avevo studiato un itinerario, non avevo un programma da seguire, così tutto sarebbe apparso ai miei occhi una sorprendente novità. Persino l’aeroporto mi sembrò una magnifica scoperta: luci colorate e grandi alberi di natale ovunque! Erano le 23.30 quando salì sul pullman che mi avrebbe portato nel cuore della città ed io ignoravo che quel breve viaggio si sarebbe trasformato in una bizzarra disavventura. Una volante della polizia fa cenno all’autobus in corsa di fermarsi, una normalissima prassi, peccato fossimo in soprannumero! Io ero seduta accanto all’autista […]
Il crepuscolo arriva di colpo, come se qui cadesse anche il confine tra la luce e l’oscurità. La Siberia è a pochi chilometri soltanto. Mi sale un brivido di paura. Sto lasciando la Russia europea per inoltrarmi in una terra che nel nostro immaginario è più una regione geografica che un paese, e persino in quest’ultimo istante, tutto quello che si trova davanti a me – la violenza del paesaggio e dei tempi – dà la sensazione di assottigliarsi, troppo freddo o troppo vasto per essere reale. La Siberia incombe nell’oscurità, come l’ultima misteriosa frontiera. Il posto da dove non tornerai. (Colin Thubron – In Siberia) Salgo sulla carrozza 12, pronto a lasciare la stazione di Yekaterinburg e l’occidente. Il primo giorno sulla Transiberiana è trascorso e a questo punto la mia percezione del tempo è ormai andata in tilt. Mi siedo sulla mia cuccetta e osservo dal finestrino il lento muoversi del treno che riprende il suo passo solenne. Il mito della Transiberiana diventa sempre più familiare e mi sembra quasi di volare su una regione che non esiste, tra due binari che vanno oltre lo spazio e il tempo. Riprendo a consultare ora “Buonanotte Signor Lenin” di Terzani […]
Viaggiare camminando rivela il suo segreto: si pensava di andare verso gli altri e invece si è arrivati a se stessi. (Bernard Ollivier) Come fossi un antico migrante sono sdraiato in una cuccetta di terza classe sul treno diretto verso la Siberia. Il treno rallenta per fermarsi alla stazione di Yekaterinburg. Qui convenzionalmente è segnato il confine tra Europa e Asia. Scendo giù dal treno per vivere l’ebbrezza di trovarmi con i piedi sui due continenti. Respiro profondamente come a voler far mio una parte di questo luogo sconosciuto. Poi rivolgo lo sguardo verso ovest, verso i 1791 km percorsi e saluto simbolicamente la mia Europa. Ovest o est? Europa o Asia? Cos’è la Russia? Mi ritrovo dentro al dibattito senza fine di un popolo. La mancanza di una risposta regala ai russi quasi un piacere velato che fluttua in una sorta di equilibrio surreale in cui l’appartenere a entrambi i continenti o a nessuno diventa superfluo. Sentirsi estranei al mondo che ti circonda dissolve il senso di appartenenza. E’ questa la prima sensazione che ho provato appena messo piede a Mosca. Mi sono sentito estraneo a ciò che mi circondava e allo stesso tempo mi sono sentito al centro del mondo. Un mondo […]